Quando se ne vede in giro qualche esemplare, significa che l'inverno, quello vero, è in arrivo.
E' un uccello che nidifica nelle regioni più settentrionali del nostro continente, quelle che nella stagione invernale sono sferzate dalle gelide correnti artiche, che quindi è abituato ad un clima, anche in periodo riproduttivo non certo mite, ma che in condizioni estreme è costretto a lasciare l'Islanda e le isole Svalbard e talvolta a varcare le Alpi, per approdare alle nostre latitudini alla ricerca di condizioni climatiche più sopportabili, ma soprattutto per cercare aree idonee, dove potrà trovare i semi di cui si nutre.
E' un uccello molto confidente e, se si resta immobili nelle sue vicinanze, si può vederlo arrivare fino a pochissimi metri di distanza; questo lo rende vulnerabile nel caso che qualche mal intenzionato decida di farne un uccello da gabbia.
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mercoledì 20 novembre 2013
RONDINE MONTANA (Hirundo rupestris)
giovedì 7 novembre 2013
VENTURONE ALPINO (Serinus citrinella)
STERPAZZOLA (Sylvia communis)
Cosa si può dire di questo timido eschivo uccelletto che tutte le primavere arriva dalle zone sub-sahariane dell'Africa, fra i cespugli e le siepi dei nostri boschetti,sia in pianura che in collina. E' proprio per questa sua particolare predilezione per siepi e cespugli, che è sempre più raro vederla, soprattutto nelle zone di pianura, anche se il suo status di conservazione come specie, non la vede particolarmente minacciata. Come al solito è proprio l'intervento dell'uomo, con le sue attività, che ha determinato la rarefazione di questo uccello che percorre migliaia di chilometri per cercare un sito idoneo alla nidificazione, che sempre più difficilmente trova sul nostro territorio. Eppure in quelle poche occasioni che è possibile contattarlo, si capisce come sia una grave perdita il non poter più ospitare un tipico e storico elemento delle nostre, oramai sempre più, sterili campagne. Il suo tipico canto territoriale è accompagnato da brevi voli verticali, per poi lasciarsi cadere con le ali e la coda aperte sullo stesso posatoio da cui si era levato. Poi lo si intravede a caccia di insetti all'interno di siepi ed arbusti, con movenze nervose, mostrandosi solamente per qualche istante con la cresta alzata, per poi dileguarsi in un istante. Sarebbe un'altro prezioso alleato degli agricoltori per via delle sue preferenze alimentari, costituita soprattutto di larve ed insetti, specie talvolta dannose per le colture agricole. Se soltanto si rendessero conto, gli operatori agricoli, a quanto ammonterebbe il risparmio economico dovuto alla collaborazione da parte di questi uccelli insettivori. Basterebbe soltanto che rinunciassero ad estirpare siepi e cespugli dai loro campi, anche se questo talvolta comporta qualche complicazione in più durante le operazioni agricole.
martedì 27 agosto 2013
TARABUSINO
( Ixobrychus minutus)
mercoledì 10 luglio 2013
GITA IN VAL FRAINA (2008)
Peccato non aver documentato le centinaia di escursioni effettuate negli decenni passati. Molte di queste sono state entusiasmanti, ed effettuate anche in condizioni estreme, dal punto di vista delle difficoltà oggettive incontrate durante la percorrenza. Una per tutte, la risalita della "Forra della Val Boazzo" situata appena sopra l'abitato di Lecco fra il Resegone e il Monte due Mani. La risalita è stata effettuata in senso contrario rispetto a quella praticata con la tecnica del "Canyoning", quindi, a parer mio, molto più difficile perchè la risalita viene effettuata su di un ipotetico tracciato del tutto teorico, sulle pareti laterali , quindi senza punti di riferimento precisi, anzi direi del tutto inesistenti. Con passaggi "in libera" su pareti di roccia strapiombante, effettuati fidandosi di piccoli appigli bagnati e spesso ricchi di muschio, dove la sicurezza spesso era rappresentata da radici affioranti, ed arbusti che avevano ancorato profondamente le loro radici nella roccia.
Purtroppo, di questa escursione, mi resta soltanto una foto.
La sera però, è bello tornare a casa per stare in buona compagnia.
La valse d'Amélie au diato (nouvelle version !) TheDudeVanRijn
Alla fine della giornata, cosa c'è di più bello, che stare in buona compagnia!
La valse d'Amélie au diato (nouvelle version !) TheDudeVanRij
REGATA DEI CETACEI 2006
Dopo giorni e notti passati per mare, con bonacce da sfinimento o, al contrario, delle mezze giornate con 30 nodi di vento al lasco ( quello si che ti tiene ben sveglio a governare lo spin, visto anche la velocità che ti permette di raggiungere ), è bello ritrovare le vecchie abitudini. Rilassarsi in campagna ed oziare, nelle ore più calde, all'ombra di un albero a sentire Cicale.......... ed altro.
lunedì 24 giugno 2013
SVASSO PICCOLO (Podiceps nigricollis)
CAPINERA (Sylvia atricapilla) Questa dovrebbe essere una specie che noi tutti dovremmo essere abituati a vedere e a sentire nei nostri boschi, orti e giardini. E' però più facile sentirla che vederla, e il suo canto melodioso e flautato è uno dei classici elementi che accompagnano le nostre primavere; canta continuamente e, con insistenza, delimita il suo territorio vigilando che degli intrusi della stessa specie, non entrino nel proprio territorio, accuratamente scelto per potersi riprodurre. E' un vero piacere ascoltarla nel momento dell'anno dove i profumi e il tepore dell'aria, danno un segno inequivocabile che la primavera è arrivata nelle nostre campagne, negli orti, nei giardini..ecc. Quando si rende visibile e si muove fra la vegetazione, la può riconoscere chiunque, anche chi non è avvezzo ad osservare con assiduità gli uccelli; si riesce facilmente a riconoscere anche i sessi della specie che, con quell'abito grigio uniforme e il capo nero nel maschio e ruggine nella femmina, è uno fra gli uccelli più comuni. Comunque è d'inverno che la Capinera si rende più visibile; infatti in questa stagione il cibo diventa più scarso e di conseguenza il comportamento diventa più confidente. Diventa una delle più assidue frequentatrici delle mangiatoie, ed è facile vederla anche sulle piante di Caki, intenta a divorare la succulenta polpa di questo prezioso frutto.
martedì 4 giugno 2013
CANNAIOLA VERDOGNOLA (Acrocephalus palustris) Se non fosse per il suo canto, così diverso da quello della sua congenere Cannaiola comune, avresti serie difficoltà a stabilire di quale specie si tratta.
Anche se spesso si pone bene in vista, risalendo a saltelli gli steli delle canne e degli arbusti, è sempre un'impresa, se resta silenziosa, riconoscerla.
Di solito zitta non sta quasi mai, soprattutto quando si mette bene in vista, e questo aiuta decisamente.
Anche lei è una di quelle specie che nel repertorio canoro inserisce, spesso e molto volentieri, le imitazioni di molte specie canore.
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CANAPINO (Hippolais polyglotta)
E' un migratore transahariano che arriva un pò tardino, rispetto agli altri passeriformi insettivori; di solito nella zona prealpina Lecchese, verso la metà del mese di Maggio.
E' un piccolo uccello, abbastanza comune, che però soffre le modificazioni ambientali, sempre più frequenti nei nostri territori; predilige infatti quelle aree marginali non molto ben considerate e, spesso oggetto di campagne di "pulizia", come sono le boscaglie con arbusti bassi e folti, presenti lungo i corsi fluviali e scarpate ai margini di boschi con fitta vegetazione.
Spesso questo malandrino gorgheggiatore, con la sua abitudine ad imitare gli altri uccelli, ti mette in serie difficoltà mentre cerchi di individuare tramite il canto, la specie che hai di fronte.
Speriamo in una inversione di tendenza nel considerare quegli ambienti, poco innanzi citati, come aree da risanare e d'impaccio all'agricoltura moderna o peggio ancora ricettacolo di animali immondi e pericolosi; ma che siano finalmente considerati sistemi ricchissimi di biodiversità, con molteplici e importantissime funzioni, fra queste, quelle di essere ambienti ideali per lo svolgimento delle funzioni vitali, comuni a molte specie di uccelli.
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domenica 2 giugno 2013
SCRICCIOLO (Troglodytes troglodytes)
Quando senti il suo canto territoriale, immagini di trovarti di fronte ad un uccello di medie dimensioni, per via di quel tono squillante emesso con una tonalità e volume molto alto.
Invece, se riesci ad individuarlo, ti rendi conto che sembrerebbe quasi impossibile che un uccellino così piccolo, dal peso di circa dieci grammi, possa emettere un canto così imperioso e possente.
Quando riesci ad individuarlo, lo si vede impettito con la coda tenuta perfettamente verticale rispetto al corpo, sul ramo più alto di un cespuglietto, mentre controlla il territorio che difende con piglio e coraggio.
E' uno di quegli uccelli che non sta mai fermo; di rametto in rametto, esplora l'ambiente circostante, alla ricerca di ragnetti e altri piccoli invertebrati. Poi un breve volo verso un'altro cespuglio o catasta di legna secca, e di nuovo alla ricerca di insetti in tutti gli anfratti.
Questa frenetica attività si protrae per quasi tutta la giornata perchè il suo metabolismo è elevatissimo, quindi la ricerca continua di cibo è una condizione indispensabile , soprattutto nella stagione fredda, per poter mantenere la temperatura corporea. Le sue minuscole dimensioni non lo aiutano a mantenere una condizione termica ottimale, ed è quindi costretto ad una attività senza soste.
Sarà per questo motivo che viene considerato il folletto dei boschi: il suo apparire e scomparire dagli anfratti, che rende ardua l'impresa di poterlo seguire con lo sguardo; non aiuta nemmeno quel colore del piumaggio marroncino striato molto mimetico.
Se dovesse restare fermo per un attimo, allora diventa veramente difficile individuarlo.
Per il colore mimetico del suo piumaggio, in Valle San Martino (vicino a Lecco), e nella bergamasca, viene accomunata ad un'altra specie; infatti il nome dialettale con il quale viene identificato è : Re di Pole", dove la Pola, è la Beccaccia. Oppure è per la sua predilezione di frequentare le intricate siepi, che attraversa con un movimento continuo, che in Brianza lo chiamano: Re di scies; cioè Re delle siepi.
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martedì 28 maggio 2013
BIGIARELLA (Sylvia curruca)
Il comportamento degli animali non finisce mai di stupirti!
Quando meno te lo aspetti ti trovi davanti a dei comportamenti che fanno saltare tutte le convinzioni e certezze maturate in anni di attività sul campo.
E' il caso di una Bigiarella che ho trovato nel corso di un'escursione nella fascia Prealpina delle Orobie Lecchesi, in una fredda, ma limpida mattina degli ultimi giorni del mese di Maggio.
Avevo oramai da anni abbandonato l'idea di poterla fotografare con la mia attrezzatura Digiscoping, quindi, quando ho sentito il suo caratteristico canto territoriale, distrattamente ho rivolto lo sguardo verso un rado boschetto e, avendola notata sulla cima di un Larice, svogliatamente mi sono fermato ad osservarla. Ho pensato: adesso volerà via a nascondersi, lontano da me! Invece no!! Ha sì cambiato posatoio, ma si è avvicinata. Allora ci provo! Appoggio il cavalletto con la videocamera; inquadro: accidenti sono troppo vicino, non mi sta nell'inquadratura; recupero l'attrezzatura e mi allontano con molta cautela mentre con la coda dell'occhio la tengo controllata.
In quel mentre, la Bigiarella, lascia il posatoio per andare su di un'altro ancora più vicino a me. Sono sorpreso e non so cosa fare; mi allontano ancora un po, e lei cosa fa? Si avvicina ancora di più!!!!
A questo punto desisto, mi siedo sull'erba e appoggio il cavalletto con l'attrezzatura davanti alle mie gambe.
Sono esterrefatto!
Solitamente quando riesci ad intravederla ai margini di un cespuglio, non fai in tempo a dire: Bigiar........., che è già sparita.
Una Bigiarella a circa cinque metri da me; ma vi rendete conto!!
Mi stava "Mobbando", dicendomi:** stai attento perchè sei entrato nel mio territorio, e ti tengo sotto controllo**.
Indifferente alla mia presenza così prossima, ha cominciato con veemenza, ad emettere in tutta tranquillità il suo canto territoriale, alternandolo a momenti dedicati alla toletta e riordino del piumaggio; ed io sempre più interdetto, a guardarla senza più parole.
Questo particolare atteggiamento è probabilmente dovuto alla eccezionale carica ormonale che, all'inizio del periodo riproduttivo, permette al maschio, rendendolo aggressivo, di difendere il territorio da lui occupato, dai soggetti della stessa specie che intendessero farvi intrusione. In questo modo garantisce a se stesso e alla sua compagna la possibilità di poter nidificare e svezzare la propria prole con le risorse disponibili in quel territorio. A volte difendono il territorio anche da specie diverse, che potrebbero competere nello sfruttamento delle risorse alimentari ma, mai mi sarei aspettato che un umano rientrasse fra queste.
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venerdì 17 maggio 2013
ZIGOLO MUCIATTO (Emberiza cia) Perchè Muciatto? Per via di quella striatura che dal becco scende verso il collo che assomiglia ad un mustacchio, la quale oltre a quella che attraversa la testa sopra l'occhio, completa questa sorta di mascherina che lo contraddistingue dagli altri Zigoli.
Altra caratteristica, molto più marcata nel maschio nel periodo riproduttivo, è la colorazione del petto che risulta di un inaspettato color vinaccia.
E' un uccello dalle caratteristiche poco appariscenti anche per quello che riguarda il canto emesso; infatti non è un uccello molto vocifero, e spesso lo si può individuare solamente se si ha un orecchio esperto e molto attento a cogliere questa sorta di sibilo che emette brevemente.
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giovedì 16 maggio 2013
SALTIMPALO (SAXICOLA TORQUATA) Quale nome è più adeguato come quello attribuito al Saltimpalo; infatti è sua abitudine sostare lungamente sulla cima di pali e cancelli, sulla punta di piccoli alberi o cespugli e su erbe con lo stelo rigido come quello dei Cardi. E' un uccelletto poco appariscente, se non fosse per quella testa completamente nera e il petto di un tenue arancione nel maschio; ma ben più difficoltoso è il riconoscimento della femmina, dai colori con tonalità brune e il petto bianco/giallastro. E' confondibile con lo Stiaccino che ha le stesse dimensioni e la stessa abitudine a fermarsi a lungo sui paletti e steli erbacei ma, a differenza di quest'ultimo, il Saltimpalo non ha mai il sopracciglio bianco. Il suo atteggiamento è tipico e ripettitivo: fermo sul posatoio, si lancia in volo per catturare gli insetti che vede nelle vicinanze, oppure sul terreno e poi torna nuovamente sul posatoio; se la preda è un po più lontana, ma vale la pena di essere catturata, si lancia comunque in volo e, dopo la cattura decide per un nuovo posatoio. E' abbastanza comune vederlo nelle pianure e nelle aree collinari, dove l'agricoltura meccanizzata non ha ancora posto in essere quel processo di omologazione dei territori, togliendo quasi completamente quegli elementi di naturalità come cespugli, siepi e quelle zone marginali incolte, e dove l'utilizzo indiscriminato dei pesticidi non abbia ridotto i territori a deserti di biodiversità.
Ad un osservatore che si trovasse a passare casualmente vicino ad un campo appena arato, nei primi giorni di Aprile, può capitare di vedere un comparire e scomparire di macchie gialle fra le zolle.
Sembra di essere al mare e vedere le barche fra un'onda e l'altra scomparire e riapparire.
Con un'osservazione più attenta, ci si rende conto che si tratta di uccelli in alimentazione: sono le Cutrettole che durante la migrazione primaverile, dopo aver effettuato il lungo viaggio dall'Africa tropicale, arrivano affamate nei luoghi di riproduzione; ma prima di iniziare questa estenuante attività, si fermano per recuperare energie, alimentandosi dei piccoli invertebrati che trovano fra le zolle.