LUPO

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mercoledì 26 dicembre 2012


PORCIGLIONE
(Rallus aquaticus)



Durante la stagione primaverile ed estiva è più sicuramente più facile sentire il suo tipico verso che vederlo scorrazzare all'aperto.
Quel verso che assomiglia al grugnito di un maialino catturato oppure spaventato da un tentativo di predazione, rende proprio bene l'idea della specie di uccello in oggetto.




E' un predatore scaltro e spietato, e lo dimostra il fatto che lo spettro delle prede che rientrano nella sua dieta, varia dall'invertebrato al piccolo uccello in difficoltà, dal piccolo pesce "pescato" occasionalmente a piccoli mammiferi.
Mi è capitato di vedere estrarre con il becco un pesce da sotto una barca parzialmente spiaggiata e beccare le parti molli come gli occhi o, attraverso le branchie, le parti molli presenti nel primo tratto digestivo.
Ho visto, durante una sessione di inanellamento, beccare a morte un piccolo uccello, sfortunatamente rimasto impigliato nella rete a pochi centimetri da terra.
Un'opportunista schivo e sospettoso che non esita a rifugiarsi con scatti fulminei nel folto di un canneto, che non abbandona mai o che lo tiene sempre a portata di fuga.





L'inverno è la stagione in cui è possibile osservarlo con più facilità durante le sue scorribande alla ricerca perenne di cibo.
Frequenta assiduamente i cosiddetti "bagnasciuga" dove l'acqua risulta essere minima o di pochissimi centimetri, ma soprattutto quella striscia di terra che è soggetta a restare all'asciutta a causa delle variazioni di livello del corpo idrico, ed è proprio quì che che trova le maggiori opportunità nella stagione fredda; infatti sondando con il suo lungo becco rosso, riesce ad individuare lombrichi ed altri invertebrati presenti in abbondanza.
Talvolta lo si vede impegnato in lotte furibonde con soggetti predati di notevoli dimensioni che non si arrendono tanto facilmente.






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PISPOLA
 (Anthus pratensis)


















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martedì 25 dicembre 2012



                           PIGLIAMOSCHE
                           (Muscicapa striata)




Fra tutti i migratori che arrivano dall'Africa è l'ultimo, fra i passeriformi, ad arrivare alle nostre latitudini; infatti a metà Maggio, quando gli altri uccelli hanno portato a buon punto il loro processo riproduttivo, il Pigliamosche si presenta a fare la sua parte. Lo si riconosce non tanto per il suo piumaggio anonimo color grigio quasi uniforme su tutto il corpo, ma per il suo comportamento e il suo atteggiamento, che lo rende inconfondibile rispetto alle altre specie.





Innanzitutto l'abitudine di posarsi sulla cima di paletti o fili, sulle recinzioni e comunque sempre su di un posatoio ben rialzato, necessario per ottenere un buon controllo del territorio circostante.
Anche la sua postura da posato è caratteristica: sembra seduto sui tarsi, con il petto ben esposto all'infuori e la testa alta; insomma ben impettito.
Controlla sempre il territorio in attesa dell'opportunità di potersi levare in volo per catturare qualche sventurato insetto.





E' molto comune vederlo nella stagione primaverile ed estiva,  frequentare i nostri orti e giardini ed utilizzare qualsiasi luogo idoneo presente nelle nostre strutture abitative, per potervi costruire il nido.
A volte il suo nido è molto più vicino ai nostri luoghi abituali di vita, più di  quanto ce lo possiamo immaginare. Un vaso di fiori appeso al muro del nostro terrazzo è spesso utilizzato, a nostra insaputa, per costruirvi il nido ed allevarvi una o più nidiate.





Altra caratteristica che lo rende riconoscibile è quell'abitudine di levarsi in volo da un posatoio per predare un insetto da lui individuato, e poi ritornare di nuovo sullo stesso posatoio di partenza.
E' un cacciatore infallibile e tenace e, quando non riesce al primo colpo a catturare la preda presa di mira, non demorde e con rocambolesche evoluzioni in aria, cambiando spesso e rapidamente direzione, costringe alla resa il malcapitato insetto.
Non a caso è stato chiamato Pigliamosche; la sua specializzazione esclusivamente insettivora lo costringe ad adottare tutte quelle strategie atte a rendere la sua attività nella ricerca del cibo più redditizia possibile.










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lunedì 24 dicembre 2012



                              PEPPOLA
                              (Fringilla montifringilla)































                           PASSERA SCOPAIOLA
                          (Prunella modularis)







 











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                     PASSERA D'ITALIA
                                                (Passer italiae)




















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                                   ORGANETTO
                                                   (Carduelis flammea)















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                           NIBBIO BRUNO
                                                 (Milvus migrans)



"L'è  rriaà  ll  Pujan"!  E' così che la gente delle zone intorno a Lecco hanno sempre chiamato il Nibbio bruno; non distinguevano le specie nemmeno i cacciatori, che avrebbero dovuto essere, perlomeno in teoria,  un po' più esperti. 
La Poiana e il Nibbio bruno erano considerati, in modo molto superficiale, la stessa specie; c'è anche da dire che negli anni passati le conoscenze in campo ornitologico erano molto scarse, e  riservate prevalentemente agli studiosi.  






Quando vedi arrivare il Nibbio bruno, capisci che l'inverno è oramai finito e la primavera arriverà prepotentemente, portando con lei nuovi e numerosi arrivi di uccelli, che già da parecchi giorni, se non mesi, hanno già intrapreso questo lungo e pericoloso viaggio.
Lo riconosci per quella sagoma scura, la coda leggermente forcuta e le sue lunghe ali rettangolari che durante i suoi lunghi volteggi, tiene di solito un po in basso e all'indietro.






Vedere il Nibbio veleggiare sulle termiche ascensionali  all'inizio della primavera, è quel segnale che si aspetta con trepidazione, perché rappresenta il momento di partenza di una stagione ricca di emozioni; con il binocolo sempre al collo e il cannocchiale con il suo cavalletto sulle spalle, pronti a scrutare tutti gli anfratti fra i boschi, gli arbusteti e le zone umide; oppure sulle impervie rocce delle montagne, a sudare e a far fatica magari per un singolo e fugace avvistamento.
Ecco è questo che rappresenta l'arrivo del Nibbio bruno!
Senza dimenticare che è lui stesso a regalarci momenti con immagini indimenticabili.
Vederlo nel tardo pomeriggio, poco prima del tramonto del sole, sfiorare la superficie del lago per agguantare con presa rapida e sicura un pesce morto o imprudentemente troppo in superficie.
E poi il corteggiamento, fatto di volteggi e di picchiate, di finti attacchi verso il partner, il quale replica roteando su se stesso mostrando gli artigli.






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                             MORIGLIONE
                                  (Aythya ferina)







                                            
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                MORETTA TABACCATA
                                           (Aythya niroca)


                                     

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                       MORETTA GRIGIA
                        (Aythya marila)











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MORETTA
(Aythya  fuligula)



D'inverno, negli specchi d'acqua, in ore meno esposte all'azione del moto ondoso, si vede si vede questa elegante anatra tuffarsi in acque anche abbastanza profonde per procurarsi molluschi e invertebrati od altri elementi vegetali che compongono la sua dieta onnivora.
E' grande "apneista" e, quando effettua le sue immersioni, raggiunge considerevoli profondità e un tempo di permanenza sott'acqua equivalente a poco meno di un minuto.




E' di una eleganza che ti lascia a bocca aperta; guardare quel corpo dove c'è una divisione netta fra il bianco dei fianchi e il nero del resto del corpo. Ma il bello viene guardando la testa con quel ciuffo "impertinente", l'occhio giallo in netto contrasto con il nero della testa ma, soprattutto quel grazioso becco ben proporzionato color grigio/azzurro, con la punta nera.
Colori semplici ma entusiasmanti.




Fuori dall'acqua si possono notare le zampe palmate che hanno un colore grigio che si avvicina molto a quel grigio/azzurro del becco.
Quando è spaventata la Moretta si leva rapidamente in volo mostrando così il suo sottoala chiaro, ma in virata mostra anche una evidente barra chiara sul dorso delle remiganti.




Gli studi effettuati negli ultimi anni hanno evidenziato la tendenza ad un maggior numero di presenze svernanti nelle nostre zone lacuali; secondo alcuni, questo fatto sarebbe da attribuire all'introduzione accidentale, da parte dell'uomo, di un bivalve tipico delle aree nord/orientali europee: la Dreissena plymorpha, che ha colonizzato nel corso degli ultimi decenni, i laghi e i fiumi di gran parte del nord Italia. Questa è una risorsa che la Moretta sfrutta abilmente.





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domenica 23 dicembre 2012

                    MIGLIARINO DI PALUDE
                               (Emberiza schoeniclus)



Non sarà capitato a molti osservare all'alba delle mattine d'inverno, dal folto dei canneti, nelle zone delle nostre pianure del nord Italia, un'esodo massiccio e continuo di uccelli dal volo saltellante che, dopo aver passato la notte in luogo sicuro, come il canneto, si levano in volo in centinaia e spesso anche in migliaia di individui verso le campagne per alimentarsi dei semi delle piante selvatiche e dei resti delle coltivazioni cerealicole.






Al primo sguardo, soprattutto d'inverno, sembra di trovarsi difronte ad un Passero, per via del colore del suo piumaggio ( infatti è chiamato anche Passero di palude).
Ma, quando si leva in volo, oltre al suo caratteristico volo saltellante, ogni dubbio è fugato alla vista delle due timoniere esterne di un candido bianco.




Ancora meglio si riesce ad individuare il maschio nel periodo riproduttivo per via della sua testa completamente nera, che non è dovuto alla crescita di piume di quel colore, ma dall'abrasione superficiale delle piume che nel periodo invernale nascondono alla vista le parti sottostanti.


Si tratta insomma di uno Zigolo: un'uccello granivoro delle zone aperte che nidifica prevalentemente nelle regioni del nord Europa, anche se una piccola popolazione è residente tutto l'anno e quindi si riproduce nelle zone umide.
Nel periodo tardo autunnale, le popolazioni nordiche abbandonano quelle inospitali regioni e si ricongiungono con quelle stanziali, per formare grossi contingenti rinvenibili appunto nei canneti allagati delle zone umide.





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                       MERLO DAL COLLARE
                                (Turdus torquatus)


Il Merlo di montagna!!
In effetti forma e dimensioni coincidono con il cugino che vive ad altitudini inferiori; è solo quel vistoso collare bianco che lo contraddistingue e lo rende riconoscibile anche da lontano.
Certo......prima di vederlo se ne ode distintamente il tipico verso; semplice e ripetitivo, quasi monotono, ma che riempie le silenziose valli, oramai con boschi radi per via del limite altitudinale superiore, dove Ontani e praterie alpine disegnano il paesaggio al di sopra dei 1300/1500 metri di altitudine.





Mette in mostra il bel bavaglio bianco, posizionandosi sulla cima di un Abete o sulla sommità di una roccia, per attirare una femmina; e lo fa con determinazione, continuando per lungo tempo ad emettere il caratteristico verso, rivolgendosi in tutte le direzioni, affinchè il suo messaggio canoro possa essere percepito anche dalla più lontana femmina presente sul territorio.






Quando poi arrivano i pulcini nel nido, allora comincia un'altra frenetica attività: quella dell'alimentazione dei pulli.

Se nelle vicinanze si trova uno stagno dove le mucche al pascolo vanno ad abbeverarsi, intorno ad esso si forma una rigogliosa vegetazione erbacea che consente ad una innumerevole  varietà di insetti di vivere e riprodursi.
Diventa questo ambiente il luogo ideale di caccia, dove il Merlo dal collare riesce a procurarsi una quantità di larve e di insetti  che garantisce un sicuro e continuativo rifornimento alle bocche affamate dei suoi pulcini nel nido.
Se si ha pazienza di osservare nei pressi di questi laghetti l'attività del Merlo dal collare, si noterà un andirivieni continuo ma, soprattutto si noterà l'incredibile quantità di insetti e larve che riesce a trattenere nel becco, frutto di meticolose esplorazioni nella fitta vegetazione ai margini delle acque del laghetto.
Se però, nota un'intruso, potenziale predatore nelle vicinanze del nido, il suo comportamento si fa prudente (questo tipico atteggiamento è comune anche in altre specie di uccelli) e, lo si vedrà posarsi distante dal punto dove è ubicato il nido e, con fare nervoso, emetterà dei versi di allarme nonostante il becco pieno di insetti. Poi si sposterà su di un altro posatoio, ma sempre distante dal nido, manifestando sempre molto nervosismo e, poi su di un'altro posatoio ancora.................!
A questo punto l'osservatore "coscenzioso" DEVE!!! abbandonare la sua posizione ed allontanarsi, permettendo al genitore di poter accedere con sicurezza al nido e poter alimentare i pulcini affamati.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: nel momento in cui ci si rende conto che la nostra presenza rappresenta un disturbo troppo evidente, immediatamente bisogna abbandonare il posto in cui ci si trova, e raggiungere una posizione di sicurezza, dove l'animale non percepisce più la condizione di pericolo.
Rinunciare alla "foto a tutti i costi", perchè un'altra occasione capiterà ancora; ma soprattutto, bisogna ricordarsi che INNANZITUTTO va salvaguardata l'integrità e il benessere dell'animale che abbiamo di fronte.
Rinunciare all'egoismo , è la regola che soltanto i "grandi" sanno mettere in atto,





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  Quì di seguito, un tipico ambiente frequentato dal Merlo dal collare, in periodo riproduttivo.





                                       MERLO
                                                  (Turdus merula)












C


                         MARTIN PESCATORE
                                                   (Alcedo atthis)


A qualcuno sarà capitato, mentre si godeva il panorama lungo le sponde di un fiume o di un lago, di vedere.......qualcosa, cadere da un ramo basso di un albero con un tonfo nell'acqua, ma subito dopo riemergere e ritornare sullo stesso posto dal quale era stato visto muoversi.
Osservando attentamente si scopre che in realtà si tratta di un uccello coloratissimo che ha nel becco un pesciolino che ingoia velocemente non prima di averlo tramortito sbattendolo ripetutamente su di un ramo.





E' il Martin pescatore, un tipico uccello dei nostri laghi e fiumi fra i più ammirati per la loro bellezza.
Quando si sarà accorto che nelle vicinanze c'è un'osservatore, per lui potenziale predatore, emettendo un acuto fischio si lancia in volo radente sulla superficie dell'acqua verso un posatoio più lontano e sicuro. Se invece riusciamo a non farci notare, con l'ausilio di un buon binocolo, riusciremo a catturare tutti i dettagli della sua splendida livrea : il dorso è di un colore azzurro molto brillante, in contrasto con il petto e il ventre di un color arancione molto vivo, che fanno di questo uccello uno dei più belli rintracciabili alle nostre latitudini.





Con un'attenzione ancora maggiore si riuscirà a distinguere  il maschio dalla femmina; infatti quest'ultima presenta la mandibola colorata di arancione a differenza del maschio che ha il becco tutto nero.
E' un paziente pescatore il quale, dopo aver individuato il luogo di pesca, in genere le acque ferme e poco profonde, lungo le sponde di un fiume o di un lago, rimane immobile a scrutare la superficie dell'acqua in attesa che un piccolo pesce sia nelle condizioni di poter essere catturato.
A questo punto, dopo aver chiuso le ali, si lancia con il corpo tutto disteso, con il becco appuntito e proteso come quello di una fiocina, a fendere la superficie dell'acqua e a ghermire l'ignaro pesciolino che non ha modo di scampare alla precisa azione di questo splendido predatore.



Il corpo del Martin pescatore s'immergerà completamente nell'acqua e riemergerà qualche istante dopo con un pesciolino di traverso nel becco. Tornerà nuovamente sul posatoio dal quale si era tuffato e, come ho detto prima, si preoccuperà di uccidere la sua preda sbattendola violentemente sul ramo dove è posato, poi lo ingoierà dalla testa.
Resterà quindi in attesa della prossima preda da catturare.











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