AVERLA PICCOLA
(LANIUS COLLURIO)
Nella campagna di un tempo ricca di siepi, dove la monocoltura non era ancora arrivata ed era presente bestiame al pascolo brado, era facile vederla o sentirla per via del suo verso inconfondibile.
Sulla cima dei cespugli o piccoli alberi, è solita appostarsi per controllare prati e cespugli alla ricerca di prede composta da una grande varietà di insetti, di rettili come la Lucertola, ma anche di piccoli mammiferi.
Ove siano presenti alberi o cespugli con le spine, come la Rosa canina, il Biancospino o la Robinia, si è sviluppata nell'Averla piccola l'abitudine di infilzare le sue prede nelle spine, così da realizzare una dispensa. Nel tempo la sua presenza nella pianura agricola, per motivi già esposti, si è notevolmente rarefatta, quindi il suo areale di nidificazione è relegato a quelle aree marginali
dove esiste ancora un ambiente con campi intervallati da filari di siepi e di arbusti anche isolati.
In zona collinare e montana, la sua presenza è ancora significativa e, in periodo riproduttivo è possibile vederne varie coppie cacciare e difendere il territorio, sulle parti più elevate dei cespugli di Rosa canina, cespuglio fra i prediletti dove fare il nido.
Il maschio è visibile anche da lontano, perchè un macchia bianca in cima ad un cespuglio è identificativo quasi certo della sua presenza. Ad un esame più particolareggiato, con il binocolo, si vedrà che in effetti che il bianco del petto è leggermente sfumato di rosa.
La mascherina nera "da brigante" che gli attraversa gli occhi, il vertice grigio e il groppone color mattone, danno la visione d'insieme dell'elegante piumaggio di questo uccello.
Un'altra particolarità dell'Averla piccola (comune anche nelle altre Averle) è il becco uncinato e il "dente" da rapace che non danno scampo alle prede una volta catturate. Lo sanno bene anche gli inanellatori, quando capita di trovarne qualcuna nelle reti, la prudenza nel maneggiarla è d'obbligo, pena dolorose "pizzicate" sulle dita.
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