CANNARECCIONE
(Acrocephalus arundinaceus)
(Acrocephalus arundinaceus)
Lo si sente anche da lontano quel suo verso forte e stridente, quasi fosse un gracidio emesso a ripetizione: "Karra-Karra Crik-Crik Gark-Gark-Gark" emesso dal folto del canneto.
Se non è disturbato lo si può vedere risalire, a piccoli saltelli, lungo lo stelo delle più alte canne palustri, fino ad arrivare sotto le infiorescenze, dove si posiziona stabilmente e dalla quale diffonde in tutte le direzioni il suo potente canto.
Con questa sua azione intende delimitare il suo territorio o richiamare una femmina a costruirvi il nido. E' un nido, per chi ha avuto la fortuna di vederlo, sorprendente per il modo in cui è stato costruito; nel canneto allagato, lo ancora a più steli di canna a circa un metro di altezza dall'acqua, ed è straordinario vederlo ondeggiare in tutta sicurezza quando il vento soffia teso e fa ondeggiare paurosamente le canne, senza però mettere in pericolo la stabilità del nido e del suo contenuto.
Non è invece altrettanto sicuro quando viene adocchiato da una specie parassita come il Cuculo, che come ben si sa, una volta che sarà riuscito a deporvi il suo uovo, allora sì che il nido avrà subito un'azione devastante. Avranno un bel da fare i due Cannareccioni adottivi (loro malgrado) per procurare il cibo necessario a far crescere quel vorace pulcino alieno.
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